Artemisia Gentileschi è una figura molto importante per la storia, per la letteratura e per l’arte. È la prima e la più famosa artista italiana, ha una vita ricca di eventi importanti che influenzarono la società dell’epoca e portarono a cambiamenti significativi in campo artistico, infatti attraverso la sua arte supera i traumi e le vicende vissute, ma viene anche considerata un simbolo del femminismo.
Artemisia Gentileschi nasce nel 1593 a Roma dal pittore Orazio Gentileschi e Prudenzia Montone.
Grazie alla professione del padre anche Artemisia si avvicina molto all’arte, diventando un’eccellente pittrice e viene affidata alla guida di un maestro d’arte amico del padre, Agostino Tassi. Quest’ultimo però, approfittando dell’assenza del padre, violentò Artemisia nel 1611. Lo stupro fu certamente un evento significativo e cruciale nella vita della ragazza e influenzò anche il suo stile e la sua arte.
Dopo l’accaduto Tassi cercò di rimediare al disonore arrecato alla famiglia proponendo un “matrimonio riparatore”: infatti al tempo era possibile ovviare alla violenza sessuale sposando la vittima. Inizialmente la famiglia Gentileschi accettò il matrimonio, ma successivamente scoprirono che in realtà Tassi era già sposato e che quindi il matrimonio non si sarebbe potuto celebrare, così decisero di denunciare il reato commesso. Artemisia affronta il processo con molta forza sia fisica che morale, viene infatti sottoposta a visite ginecologiche invasive e umilianti, ma anche a interrogatori sotto tortura. Nonostante questo, la ragazza è fortemente motivata a far riconoscere i propri diritti. Nel 1612 le autorità condannano quindi Agostino Tassi all’esilio, ma egli è costretto a rimanere a causa del suo lavoro, mentre Artemisia veniva considerata una bugiarda.
Già da questa parte della biografia della Gentileschi possiamo capire quanto sia stata importante per la storia femminile, infatti Artemisia è stata una delle prime donne ad avere il coraggio di affrontare un processo lungo e difficile, caratterizzato da torture e umiliazioni pubbliche, pur di vedere riconosciuti i propri diritti e risanare il proprio onore e quello della famiglia.
Possiamo paragonare la sua storia con quella di un’altra donna forte e determinata della Sicilia della fine del ‘900: Franca Viola nel 1965 fu rapita e violentata da un giovane che dopo l’accaduto chiese alla famiglia il permesso di sposare la ragazza, perché lo stupro era considerato un reato contro la morale e non contro la persona che lo subiva. Franca però rifiutò di continuare a subire violenze da un uomo che poteva diventare suo marito, così decise di denunciarlo e di affrontare un processo durante il quale cercarono di incolpare lei per aver istigato l’uomo alla violenza. Franca Viola riuscì a vincere il processo e il suo violentatore fu messo in carcere. La sua storia fu un grande scandalo, tanto che la legge del “matrimonio riparatore” venne ritirata.
Artemisia e Franca sono state sicuramente due donne molto coraggiose che hanno lasciato un forte impatto nella storia e grazie a loro vennero riconosciuti alcuni diritti alle donne, che prima erano trattate come oggetti, tanto che un caso di stupro era considerato un danno alla morale della famiglia e non un’umiliazione e una violenza contro un essere umano.
Grazie a diversi scrittori, Artemisia diventa anche un personaggio letterario: la sua storia viene infatti raccontata in molti libri e in chiavi sempre nuove per diffondere il più possibile la storia di questa grande donna e artista.
La storia di Artemisia viene raccontata per esempio nel libro Artemisia Gentileschi di Anna Banti, pubblicato nel 1947. La Banti inizia il suo libro immaginando che Artemisia prenda forma e parli con lei chiedendole di riportarla in vita attraverso il suo racconto. La voce che le dice “non piangere”, con la quale inizia il romanzo, è proprio la voce di Artemisia. La scrittrice è sola e disperata, sente una voce, ma sa che non c’è nessuno lì: è la voce di una bambina che ha corso per andare da lei. Infatti la scrittrice non ha perduto solo le pagine del suo romanzo sotto le macerie della sua casa, ha perso Artemisia, sua compagna di 400 anni prima.
Così inizia il romanzo, trasportando il lettore in due mondi paralleli a 400 anni di distanza l’uno dall’altro: infatti viene descritto il crollo del palazzo dove viveva la scrittrice e da qui il lettore intuisce in quale periodo storico è scritto il romanzo, ma successivamente inizia la narrazione della storia di Artemisia e il lettore viene catapultato nella Roma della fine del ‘500.
Anna Banti si sofferma molto sulla descrizione del personaggio di Artemisia e della sua infanzia. La racconta come una bambina indipendente, con un forte legame con il padre con il quale condivide la passione per la pittura. Attraverso l’episodio in cui Artemisia parla con l’amica Cecilia il lettore può capire quanto sia profonda la passione di Artemisia.
Successivamente la Banti sceglie di narrare lo stupro come se fosse Artemisia a parlare con lei, raccontando esattamente i fatti e ricostruendo le immagini anatomiche e della scena attraverso parole dirette. Questo è quello che Artemisia disse in tribunale davanti al giudice e grazie alle testimonianze la scrittrice è riuscita a ricostruire fedelmente il discorso.
Il racconto viene spesso interrotto da bruschi ritorni alla realtà della scrittrice che, a causa dei bombardamenti, interrompe Artemisia mentre sta narrando.
Per ricostruire la storia di Artemisia, la Banti utilizza le opere della pittrice, ricostruendo le varie vicende a partire da queste.
Nella parte finale vediamo ancora la scena della Banti che sente la voce di Artemisia, una voce diversa però da quella iniziale. La scrittrice confessa che quello che ha scritto è frutto delle immagini di un sogno. Il libro si conclude con la morte di Artemisia avvenuta a Napoli nel 1653.
Sulla figura di Artemisia è stato scritto anche un fumetto di Nathalie Ferlut e Tamia Baudouin pubblicato nel 2017.
La storia inizia nel 1638, quando Artemisia Gentileschi, pittrice già affermata, intraprende un viaggio da Roma a Londra per incontrare il padre. Durante il tragitto in carrozza, sua figlia Prudenzia continua a farle delle domande per capire come abbia fatto sua madre, una donna, a imporsi in un mondo dell’arte totalmente maschilista. A quel punto Marta, la nutrice le racconta la storia di Artemisia.
Il fumetto, a differenza del libro della Banti, è sicuramente più semplice sia come stile di scrittura sia per la narrazione degli eventi. Nel fumetto infatti vengono narrati solo gli eventi più importanti della vita di Artemisia, inoltre il lettore viene coinvolto non solo dalla lettura dei testi ma anche da tutte le immagini e i colori tipici dei fumetti. I disegni sono infatti importantissimi nei fumetti perché a causa dello spazio limitato molte informazione vengono racchiuse proprio nelle immagini, come per esempio le descrizioni dei personaggi e dei luoghi. Il fumetto è inoltre un modo originale e innovativo per coinvolgere maggiormente il lettore, farlo divertire e allo stesso tempo fargli imparare nuove nozioni. Rispetto al libro che contiene moltissime pagine ricche di descrizioni e informazioni che in alcuni punti potrebbero annoiare il lettore, il fumetto di Artemisia riprende invece tutte le vicende essenziali della storia della pittrice, raccontate in modo semplice e conciso.
In conclusione, il personaggio di Artemisia Gentileschi è essenziale e presente ancora oggi nella nostra letteratura e nella nostra cultura, che in questi ultimi anni stanno riscoprendo molto la sua storia. Artemisia è un esempio per tutte le donne che devono lottare per i propri diritti e contro le ingiustizie, ci insegna a non arrenderci mai e a non perdere la speranza, a lottare per ciò in cui crediamo e per ciò che vogliamo diventare, proprio come ha fatto lei diventando una grande artista in un mondo in cui l’arte era considerato un mestiere riservato solo agli uomini.
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