Guglielmo Rossiglione fa mangiare alla moglie il cuore di Guglielmo Guardastagno, da lui ucciso perché da lei amato. Quando la donna scopre quale cibo le è stato propinato, si getta da una finestra ed è sepolta con il suo amante.
In Provenza vissero un tempo due nobili cavalieri, Guglielmo Rossiglione e
Guglielmo Guardastagno, entrambi signori di castelli e di vassalli.
Erano grandi amici ed eccellevano nell’esercizio delle armi e, infatti, avevano l’abitudine di partecipare insieme a ogni torneo e a ogni occasione in cui potevano mettere in mostra la loro abilità.
Nonostante la solida amicizia che li univa, successe che il Guardastagno si innamorò perdutamente della bellissima moglie del Rossiglione.
Il cavaliere innamorato trovava mille pretesti per presentarsi al castello dell’amico e faceva di tutto perché la donna si accorgesse di quel suo sentimento.
Quando lei lo comprese, cominciò a vedere quel gentiluomo sotto un’altra luce e finì con l'innamorarsi perdutamente di lui, al punto da volere che lui stesso si facesse avanti in modo esplicito.
Ben presto, quell’amore divenne per entrambi una fonte di grandi e frequenti piaceri concreti.
Dal momento che la passione fece loro dimenticare la prudenza, il Rossiglione venne presto a conoscenza di quella storia adultera e si sdegnò moltissimo per quel doppio tradimento.
L’amicizia e l’affetto che provava per il Guardastagno si tramutarono ben presto in odio. Ma, nonostante avesse già deciso di fargliela pagare con la vita, il cavaliere tradito pensò bene di tenere nascosto il suo stato d’animo.
L’occasione per la sua vendetta si presentò quando in Francia fu bandito un grandioso torneo. Il Rossiglione mandò a dire al Guardastagno di raggiungerlo appena possibile, per parlare dell'importante gara.
L’altro gli rispose con entusiasmo che l’indomani sarebbe senz’altro andato a
cenare da lui.
Il Rossiglione pensò che fosse giunto il momento opportuno per ucciderlo, così il giorno seguente decise di tendergli un agguato nel bosco dove sarebbe dovuto passare per forza per recarsi al castello dell’amico.
Dopo averlo atteso a lungo, finalmente lo avvistò e vide che sia lui sia i due servi al suo seguito erano disarmati.
Lo lasciò avvicinare, poi, con la lancia alzata per colpire, si avventò su di lui.
Il Guardastagno, dopo esser stato trapassato dalla lancia, cadde al suolo e in pochi attimi morì.
A quel punto, il Rossiglione con un coltello gli squarciò il torace e a mani nude gli strappò il cuore, che poi consegnò, avvolto nella banderuola della lancia, a uno dei suoi uomini.
Intimò a tutti di non fare parola di quanto era successo e tornò nel suo castello.
Sua moglie, sapendo che l’amante quella sera era stato invitato a cena, si meravigliò molto nel vedere che suo marito era tornato solo.
Domandò quindi al Rossiglione perché mai il Guardastagno non fosse ancora arrivato e questo rispose che non poteva essere presente quella sera.
La notizia non fece certo piacere alla donna, che tuttavia seppe dissimulare la
propria delusione.
Il cavaliere fece allora chiamare un cuoco, gli ordinò di cucinare il cuore del Guardastagno nella maniera migliore e di servirlo in una ciotola d’argento.
Il cuoco, obbedendo agli ordini del signore, lo sminuzzò, lo insaporì con abbondanti spezie e ne fece un piatto delizioso.
Quando fu arrivata l’ora di cena, Guglielmo si mise a tavola con la moglie.
Preoccupato com’era per il delitto che aveva compiuto, delle prime portate mangiò poco o nulla. Quando arrivò la pietanza preparata con il cuore, ordinò di metterla davanti alla moglie.
La moglie, a cui non mancava l’appetito, lo assaggiò e, siccome era saporito, lo mangiò tutto di gran gusto.
Terminata la cena, l’uomo confessò alla moglie che quello che aveva mangiato era il cuore di colui che, da sgualdrina quale era, aveva tanto amato.
Disse anche, che era stato lui stesso a strapparglielo dal petto a mani nude.
Udite queste parole, la donna rimase impietrita per un bel po’, poi disse al marito che si era reso protagonista di un’azione ingiusta e malvagia e che era stata lei, senza essere minimamente forzata, ad amare il cavaliere e a recare oltraggio al marito.
Disse inoltre che le aveva fatto mangiare il cibo più nobile che ci potesse essere: il cuore di un cavaliere tanto valoroso e tanto virtuoso quanto lo era stato Guglielmo Guardastagno.
Detto ciò si alzò in piedi e, con fredda determinazione, si gettò da una finestra che era alle sue spalle e che si trovava a grande altezza da terra.
Messer Guglielmo, vedendo questa scena, si turbò molto e, temendo la punizione della gente e del conte di Provenza, fatti sellare i cavalli, fuggì.
La mattina seguente gli abitanti dei due castelli, con grandissimo dolore e pianto, presero i corpi dei due amanti e li portarono nella chiesa del castello di lei, dove furono deposti in un unico sepolcro.
Un poeta anonimo scrisse poi alcuni versi che furono riportati come epitaffio sul sarcofago, perché chiunque potesse sapere chi fossero i due defunti e perché avessero perso la vita.
COMMENTO
La nona novella, raccontata durante la quarta giornata del Decameron, ha per protagonisti due nobili cavalieri, Guglielmo Rossiglione e Guglielmo Guardastagno, e una giovane donna, moglie del Rossiglione. Quest’ultima è vittima di una pressione maschile, quella del marito, perché ha violato le leggi maschili dell’amore ed è andata contro le regoli morali imposte dalla società dell’epoca, pretendendo di poter scegliere lei chi amare.
Visto che a quei tempi i matrimoni erano combinati, la donna non aveva il diritto di sposare l’uomo di cui era realmente innamorata. Per questo, nel momento in cui la moglie del Rossiglione sceglie come amante il Guardastagno, per la prima volta è libera di prendere una scelta dettata dal cuore e dal sentimento.
La donna, dunque, è schiacciata tra l’amore, che prova per il suo amato, e le regole morali della società.
L’omicidio compiuto da Guglielmo Rossiglione è terribilmente efferato e brutale: il cavaliere tradito, infatti, non si limita ad uccidere l’amante di sua moglie, ma gli strappa il cuore dal petto e lo fa mangiare a sua moglie.
Dimostrando tutta questa violenza e crudeltà, il cavaliere finisce con il passare dalla parte della ragione alla parte del torto, perché assume un atteggiamento che va contro natura.
La novella si conclude in modo tragico, perché l’unico modo che la donna ha per affermare la sua volontà è il suicidio, dato che in questo nessuno può impedirle di scegliere per la sua vita.
Alla fine i due amanti ottengono ciò che è stato loro negato: non hanno potuto vivere il loro amore, ma, dal momento che vengono seppelliti insieme, insieme potranno stare per l’eternità.
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