domenica 30 maggio 2021

Greta Crous Ramiò, 3A 2020-21: Saba e Santagata leggono il Canzoniere di Petrarca

Per Umberto Saba, nel Canzoniere “non c'è un verso solo che possa dirsi d'amore”, perché, secondo l'autore, questo sentimento va inteso come la fusione perfetta tra sensualità e tenerezza, cosa completamente assente nell'opera di Petrarca.

Umberto Saba, infatti, dà un'interpretazione molto originale dell'amore che Francesco prova nei confronti di Laura: nelle profondità inaccessibili dell'anima del poeta, afferma, la donna era sua madre, e infatti in tutte le poesie ella si comporta in tutto e per tutto come una tenera mamma con suo figlio.

La figura di Laura ha assorbito tutta la tenerezza del poeta e perciò Petrarca le indirizza le più dolci parole, ma l'altra parte dell'amore, la sensualità, è completamente rivolta ad altro.

Laura talora è fredda, lo rimprovera e lo ammonisce. Il poeta ha paura che il sentimento che descrive possa concretizzarsi, tant'è che descrive con gratitudine la “castità” della donna, che gli evita la necessità di provare tentazione.

Proprio a riprova di questa sua opinione, Saba afferma che effettivamente nelle poesie di Petrarca “non c'è un verso solo che possa dirsi d'amore” e che possa essere messo a confronto con le celebri parole dantesche “La bocca mi baciò tutto tremante.


Marco Santagata si allontana dall'interpretazione che i “lirici petrarchisti e petrarcheggianti” avevano dato alle poesie di Petrarca: troppo, a detta sua, superficiale. Il critico individua come tema centrale, più che la rappresentazione di un amore interpersonale irrealizzabile, il concetto di desiderio e delle contraddizioni di esso.

Il desiderio esprime necessariamente una mancanza e la volontà di colmare quest'ultima. Petrarca si spinge sempre verso la ricerca di un assoluto, e proprio per questo Laura è descritta come un essere tanto alto, ma qui nasce la contrapposizione: il poeta vuole raggiungere questo obiettivo da una parte, ma dall'altra sa che non potrà mai farlo. La ricerca dell'assoluto si scontra con l'impossibilità di farlo. Questo è il concetto centrale di Petrarca, che lo rende “il poeta dell'irrisolutezza”.


In conclusione, Saba e Santagata hanno dato un'interpretazione delle poesie di Petrarca del tutto differente. L'atteggiamento di Santagata è molto più critico: offre delle considerazioni quasi filosofiche sulla ricerca della profondità di Petrarca. Analizza i poeti che da lui hanno preso ispirazione fermandosi a un'interpretazione superficiale e se ne distacca, dimostrando l'effettivo lavoro di ricerca e di messa a confronto che il poeta deve avere compiuto.

Saba, invece, sembra offrire un'analisi del tutto personale, quasi freudiana, delle opere di Petrarca.

Per quanto riguarda i criteri messi in campo, come dicevo, Santagata analizza l'interpretazione di altri poeti criticandola. Cerca di andare nella profondità delle poesie, dandone un significato nuovo.

Nell'analisi di Saba, invece, non c'è un rigore scientifico, ma egli fa delle affermazioni senza presentare , però, delle prove a testimonianza: “Laura è certamente esistita. È esistita; ed era, alla luce di tutti i giorni, una bionda signora; nelle profondità inaccesse dell'anima del poeta, era sua madre”. Per tutto il testo, dunque, Saba afferma nettamente la sua tesi, senza però offrire prove approfondite a riguardo.

Mentre Santagata nobilita la figura di Petrarca, offrendo un'immagine di un uomo maturo che ricerca l'assoluto, al contrario Saba la riduce, concentrandosi sulla sua natura infantile.


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