giovedì 6 maggio 2021

Eleonora Mirri, 4H 2020-21: M. Bulgakov, Il maestro e Margherita

 Le figure diaboliche ne Il Maestro e Margherita, Bulgakov.



Il Maestro e Margherita è un romanzo del grande scrittore russo Michail Bulgakov, che venne pubblicato intorno al 1966. Quest’opera può essere ricondotta a vari generi: infatti è un romanzo rosa, per la travolgente storia d’amore del Maestro e Margherita; un romanzo distopico, poiché per molti è considerato una critica alla società; o infine anche un romanzo fantasy, per via degli avvenimenti surreali che si susseguono. 

Nel corso del romanzo vediamo l’intrecciarsi di due narrazioni principali: una riguardante il manoscritto perduto del Maestro su Ponzio Pilato, l’altra la figura del poeta, Ivan Nikolaevic, e di tutte le vicende diaboliche che coinvolgono la Mosca degli anni Trenta. Le due storie si uniscono in manicomio, dove i due scrittori si incontrano e discutono sulle loro vite, ma soprattutto sulla bizzarra e intrigante figura del Diavolo che si aggira per le vie della capitale russa. 


Il romanzo inizia presentandoci fin da subito Ivan Nikolaevic durante una passeggiata in compagnia dell’amico Michail Berlioz, presidente del Massolit. Mentre i due affrontano una discussione estremamente erudita e teologica, arriva uno strano individuo, di nome Woland, che inizia a partecipare alla conversazione. Parlando, l’uomo diventa sempre più misterioso e, ammettendo di essere un esperto di magia nera, arriva persino a predire la morte di Berlioz. Stanco di quell’uomo e della situazione creatasi, il presidente decide di allontanarsi e poco dopo incontra la morte proprio come Woland aveva anticipato. Dopo l’accaduto, il poeta è in preda al panico e viene dunque rinchiuso in un manicomio. 

Scopriremo poi, grazie al Maestro, rinchiuso anch'egli in manicomio, che Woland in realtà è il Diavolo giunto sulla terra insieme al suo corteo di demoni per giudicare l’operato degli uomini, attraverso “Il Ballo di Satana”. 

Sono proprio queste ultime figure che rendono il romanzo di Bulgakov così straordinario non solo per l’aspetto letterario, ma anche sociale. Infatti la produzione dello scrittore russo rappresenta una vera rivoluzione, per quella che era la visione convenzionale del Diavolo del diciannovesimo secolo. Se per l’iconografia cristiana Satana è una figura malefica, tentatrice e soprannaturale, nel Maestro e Margherita egli è un personaggio umanizzato, sapiente e quasi salvifico. Woland infatti ha il compito di misurare la cattiveria umana, e a questo proposito tornano più volte le critiche al potere sovietico che l’autore presenta come avido e immorale, a causa anche delle sue tensioni con questa società.

Ad aggiungersi a questa caratteristica, è altrettanto interessante e insolita la descrizione fisica di Woland, che è tutt’altro che un mostro con corna e occhi infuocati. Il Diavolo di Bulgakov è alto, ha denti d’oro e di platino, è ben vestito, rasato, con la bocca leggermente storta, le sopracciglia nere, un occhio verde e l’altro nero e si aggira sulla quarantina. Ma se il suo aspetto esteriore non fosse sufficientemente inaspettato, il suo carattere sicuramente non deluderà… Woland è saggio, onesto e denuncia i peccati dell’anima. Il capovolgimento di questa figura, tanto sconvolgente quanto interessante, provoca confusione al lettore che, abituato alla rappresentazione classica, non riesce a identificare il personaggio nei panni del Diavolo. Inoltre, l’importanza che l’autore conferisce a questa personalità si denota anche dal fatto che le grandi frasi che hanno reso celebre il romanzo sono spesso pronunciate dallo stesso Woland, per esempio:

Sono parte di quella forza che eternamente vuole il male ed eternamente opera il bene”. 

Satana, però, non è solo, ma in compagnia di tante altre figure enigmatiche che mostrano sicuramente la grande fantasia e originalità dell’autore. Quando si pensa ad una “schiera” di esseri diabolici, probabilmente molti di noi sono soliti ad immaginarsi i protagonisti della Divina Commedia: uomini malformati in animali tipici della tradizione medievale, completamente privi di un’anima e che compiono continuamente atti terrificanti. Infatti, parte proprio da questo presupposto l’ulteriore rivoluzione del Maestro e Margherita. Durante i capitoli il lettore si trova ad incontrare i personaggi più impensabili, che arrivano a costituire un numero veramente elevato.

I più rilevanti restano nonostante ciò quattro. Primo di tutti, e probabilmente il più strano, è Behemoth. Quest’ultimo è un grosso gatto nero parlante, che viene presentato al lettore mentre sorseggia un bicchiere di Vodka. Behemoth è ironico, buffo e in alcune scene particolarmente umanizzato. Grande aiutante di Woland, compie spesso birichinate divertenti in giro per Mosca, dove le sue caratteristiche feline non fanno altro che ridicolizzare l’azione, creando un grande, e mai banale, effetto comico. 

Altrettanto ilare risulta essere anche Azazello, che presenta, al contrario degli altri, caratteristiche sovrumane. Abilissimo nella mira, è ricoperto di un pelo rosso che nasconde con il suo solito ed elegante abito a righe; ha inoltre una zanna “assurda e orribile” che fuoriesce. Il suo compito sulla Terra è quello di minacciare e intimidire gli uomini.

Korov’ev, fedele compagno e valletto di Woland, è probabilmente uno dei più malvagi. Esteriormente è magro, alto e indossa una giacca a quadrettoni, un pince-nez nero e un berretto da fantino. Accompagna spesso le avventure maligne di Behemoth. 

Hella, una delle poche figure femminili, è infine una strega dai capelli rossi, proprio come la tradizione medievale desidera. Capace di sedurre gli uomini al pari di una sirena, è una donna bella e affascinante. Tutte le scene cui partecipa sono circonfuse da una velata sensualità, che offre una prospettiva diversa, ma non sempre positiva alla figura della strega. 

Per concludere in bellezza, Bulgakov spiega nel finale la vera essenza di questi personaggi demoniaci. Seguendo le righe, che ormai hanno totalmente perso l’ironia e la comicità che le caratterizzavano inizialmente, il tono diventa sempre più seriamente drammatico e, quando il “Ballo di Satana” è concluso, i vari accompagnatori di Woland si spogliano delle loro vesti umane per mostrare la loro vera natura. Infatti ognuno di loro infatti, in una vita precedente della quale purtroppo sappiamo poco, aveva peccato, e perciò erano stati puniti. 

Il finale scelto da Bulgakov è estremamente simbolico e chiude perfettamente il filo che si era sviluppato durante tutto il romanzo. Woland, non è il Satana che ci immaginiamo, perché opera il bene e fa trionfare l’amore, così come i suoi seguaci, fa sì che il romanzo termini con una metafora. I veri "diavoli" sono i codardi che si nascondono dietro la loro cattiveria, ma che alla fine si ritrovano nudi dei propri vizi e la cui anima è messa veramente allo scoperto. Proprio a questo proposito l’autore dichiara che

tra i vizi umani, uno dei maggiori, è la codardia”. 

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