giovedì 22 aprile 2021

Giulia Massari, 3A 2020-21: M. Santagata, Il copista. Un venerdì di Francesco Petrarca

In questo breve romanzo Marco Santagata ci fornisce un’accurata descrizione di una giornata, precisamente un venerdì, di Francesco Petrarca e arricchisce la narrazione attraverso flashback e ricordi impressi nella mente del poeta.

Petrarca, uno dei personaggi più illustri della letteratura italiana, vive in una piccola e umile casa insieme a Francescona, una donna che si occupa di lui e trascorre gli ultimi istanti della sua vita completamente logorato, ricolmo di dolore e sofferenza, sia fisica che psicologica. A tormentarlo costantemente erano i suoi disturbi intestinali, l’acidità di stomaco e l’immensa nostalgia di persone a lui care che purtroppo a causa dell’imminente pestilenza aveva perduto. Questo è il caso della sua amata Laura, alla quale dedica una delle sue opere più celebri: il Canzoniere, e di suo figlio Giovanni, sul quale ha sempre nutrito grandi speranze, offrendogli eccellenti percorsi di studio. Il poeta viene descritto come un uomo con il costante timore di essere dimenticato, e che prova per questa ragione una penosa sensazione di vuoto allo stomaco. 

Questa percezione viene incrementata anche dalla sua condizione: era completamente abbandonato a se stesso e avvertiva questo estenuante senso di solitudine, “Si sentiva come un bambino abbandonato”, tanto che spesso avrebbe avuto la necessità di chiamare sua madre, donna che per decenni aveva quasi dimenticato, ma alla quale ripensava nei momenti più bui e dolorosi della sua vita.
Una delle parti che più mi ha colpito riguarda le sue riflessioni sulla vita e, in questo caso, sulla vecchiaia. “Da giovane pensava alla vecchiaia come a una età piena, un grande contenitore nel quale si ammassano tutte le esperienze di una vita e nel quale il vecchio può infilare le mani per estrarne, a suo piacere, questo o quel pezzo, godendo di una totale padronanza del vissuto. Adesso gli venivano i lucciconi ogni volta che si rendeva conto di quanto la vecchiaia fosse diversa da come se l’era immaginata. Era una perdita continua, disorientata, casuale. Il mondo rimpiccioliva e la vita si abbreviava fino a coincidere con il vuoto presente. Quasi nessun futuro e pochissimo passato”.Questa sua visione infatti, sebbene sia triste, pessimista e drammatica, è al tempo stesso estremamente umana, cruda e realistica, e per certi aspetti dimostra anche il percorso di crescita e maturazione del poeta, che è arrivato ad un punto in cui ha acquisito una nuova consapevolezza.




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