martedì 26 aprile 2022

Sara Pagnozzi, 4A 2021-22: L'uomo e la bestia (Il mito di Teseo e il Minotauro raccontato dal punto di vista di Arianna)

 

Possano perdonarmi gli Dei! Levo in alto le mie esili braccia, o Dei dell’Olimpo, affinché possiate aver compassione di questa povera fanciulla, sola e in ginocchio sull’arida spiaggia dell’isola di Nasso. L’amore qui mi condusse e mi portò a tradire la mia patria, mio padre.

Peccai d’ingenuità quando pensai che, come splendente stella, avrei per sempre illuminato lo sguardo del bell’ateniese, quando pensai che nemmeno il sopraggiungere della morte avrebbe potuto separarci.

Perché, o Cupido, decisi di trafiggere il mio docile cuore con la tua freccia? La tua freccia, scoccata velocemente, si conficcò nell’animo mio per accogliere l’immagine di Teseo e, solo pronunciare il suo nome, ancor m’offende. Sanguina abbondantemente, o Cupido, questa ferita che ancora non è guarita.

Beffardo fu il fato quando mi consigliò di usare un filo rosso per aiutare Teseo a uscire dal labirinto. Senza di me non sarebbe mai sopravvissuto all’ardua impresa; senza di me il dominio della mia patria su Atene non si sarebbe mai concluso e gli Ateniesi avrebbero continuato a generare figli e figlie da sacrificare in nome della stirpe.

Se solo avessero saputo che quella creatura mostruosa, figlio del dispetto di uno di voi Dei, mezzo umano e mezzo mostro, mezzo uomo e mezzo toro, aveva le loro, le mie stesse paure ed emozioni, si sarebbero presentati da lui con armi taglienti e affilate?

Bastava la visione di un’arma per intimorirlo e scatenare la sua rabbia; invece, nessuno mai ebbe qualche parola di conforto per placare il suo istinto malvagio, nato per via di una prigionia imposta: tutto ciò sarebbe bastato per sedare la sua sete di sangue.

L’invincibile Teseo, dimenticatosi dell’umanità propria e della mezza di Asterione, riconobbe quest’ultimo solo come orrido mostro e lui stesso, sempre meno uomo e più bestia, si macchiò dell’orrendo crimine, infliggendo al Minotauro il colpo fatale.

Io, accecata dall’amore, non mi accorsi che mi aveva usata come mero strumento per raggiungere il suo fine. Solo ora, nell’abbandono, mi accorgo, con gli occhi ricolmi di lacrime, della vera natura del bell’ateniese.

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