domenica 2 maggio 2021

Asia Monteleone, 3A 2020-21: M. Santagata, Il copista. Un venerdì di Francesco Petrarca

Marco Santagata in questo libro descrive una tipica giornata dell’ormai anziano poeta Francesco Petrarca, avvolto dal dolore della perdita dei suoi cari morti di  peste, come suo figlio Giovanni, il suo nipote Franceschino,  e la sua amata Laura, alla quale ha dedicato il Canzoniere, la sua opera più famosa. 

Un altro dolore che lo tormenta è la partenza del suo copista più fidato Giovanni Malpaghini, considerato come un figlio, ma che per ragioni di lavoro ha lasciato da solo il poeta con la  serva Francescona, che si prende cura di lui e dei suoi dolori intestinali causati dall’ulcera, che provoca dolori e come una forte acidità allo stomaco. 

Marco Santagata delinea un ritratto di Francesco Petrarca meno eccezionale, ma più umano, ripiegato su sé stesso, che ormai è stanco di vivere poiché quella sofferenza gli sta logorando l’anima e la mente distruggendolo ogni giorno di più, facendo in modo che la vecchiaia che si era sognato non si avveri. Infatti così è stato, la sua vecchiaia è l’opposto di quella che si era immaginato, non gli resta solo che concedersi alla morte, che ormai è vicina. 


Per alcuni giorni non era uscito di casa. A chi avrebbe potuto reclamare i diritti di cui era stato defraudato? Perché lui era stato defraudato. Alla disperazione fredda era subentrato un sentimento di rivalsa nei confronti della vita, del mondo, dei conoscenti, della sua stessa figlia: tutto e tutti lo avevano tradito, lo avevano derubato del suo futuro”. 


L’autore in queste righe descrive lo stato d’animo di Francesco Petrarca dopo che ha appreso la notizia della morte del suo nipotino Franceschino, al quale voleva affidare la sua passione per le poesie, per le storie e per i trattati. 

I giorni dopo la morte del nipote, infatti, il poeta non voleva vedere nessuno, voleva rimanere chiuso nella sua solitudine, fatta di frustrazione e di nulla. 

Si sentiva insignificante e inutile, poiché aveva perso tutti, il figlio, l’amata, l’aiutante copista e infine anche il nipotino: insomma, le persone che più amava se ne erano andate. 

Per questo Petrarca descrive se stesso come una persona solitaria e desiderosa di trascorrere “ in mezzo alle selve” i pochi giorni che gli rimangono di questa morte che chiamano vita.

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